Chiavette USB

Le chiavette USB rappresentano lo strumento tipicamente utilizzato in uffici e luoghi di lavoro per trasportare file da un Pc ad un altro (alla stregua del vecchio e superato FloppyDisk), ma oggi giorno è molto utilizzato anche in ambienti domestici e familiari allo scopo di conservare dati relativamente importanti in poco spazio. ùsi collega al computer mediante la porta USB.

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Le chiavi USB ad alta velocità hanno beneficiato, sin dalla loro prima apparizione (nell'anno 1999) di incrementi costanti e significativi sia in velocità di lettura/scrittura, che in spazio di archiviazione, mentre il costo unitario per byte stoccato è in continua diminuzione.

La prima chiave ad alta velocità giunta sul mercato è stata prodotta nel gennaio 2000 dalla Trek Technology di Singapore: il modello si chiamava ThumbDrive e offriva 8 megabyte di spazio.

Al Consumer Electronics Show di Las Vegas 2017 la Kingston Technology ha presentato una chiave che grazie alla capacità di 2 terabyte equivale alla più capiente attualmente disponibile sul mercato. Si tratta del modello Kingston DataTraveler Ultimate Generation Terabyte (GT), che sfrutta lo standard USB 3.1 Gen 1, capace di raggiungere una velocità massima teorica in scrittura di 160 MB/s e in lettura di 240 MB/s.

La molteplicità di modelli e capacità ed i bassi prezzi di mercato, oltre alle ottime performance in termini di velocità, rendono questi supporti gli alleati ideali per i lavori di tutti i giorni e per l’archiviazione rapida e temporanea di cartelle e file.

Purtroppo però, alla facilità di utilizzo di questi supporti non corrisponde la medesima semplicità di estrapolazione dei dati memorizzati elettronicamente nei chip installati al loro interno. 

Grazie alle dimensioni ridotte, all'assenza di inaffidabili meccanismi mobili, alle crescenti dimensioni della memoria e alla sua interoperabilità, la chiavetta si è affermata, superando i CD e i DVD, come unità preferita per il trasporto fisico di dati. Si tenga però in considerazione il fatto che il numero di scritture che una memoria flash può supportare non è illimitato, seppur molto alto (oltre 100.000 cicli di scrittura).

Molte marche di chiavette USB hanno in catalogo le versioni dotate di piccola levetta laterale che (quando azionata) impedisce la scrittura sul dispositivo.

Nello scaricamento e caricamento di dati la chiavetta USB è il supporto con il minore ingombro ed il più veloce; la porta USB è inoltre in grado di alimentare elettricamente le periferiche a basso consumo come le chiavette, senza necessità di una autonoma fonte d'energia, e ne permette il collegamento/scollegamento senza spegnere il computer (limitandosi a seguire la procedura "Rimozione sicura dell'hardware".

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Il protocollo per il trasferimento dei dati dal computer alla chiavetta, e viceversa, è un protocollo standard denominato USB Mass Storage protocol. Tale standardizzazione ha incoraggiato l'inclusione dei driver di supporto nel file system locale da parte dei produttori di sistemi operativi quali Windows, macOS e GNU/Linux.

Inizialmente la velocità di lettura/scrittura della memoria flash contenuta nella chiavette era molto bassa, "frenata" dalla ridotta banda passante dell'interfaccia USB, che nella sua versione originale, la 1.1, è di 12 Mbit/s. Recentemente invece quasi tutte le chiavette di nuova costruzione utilizzano le più veloci versioni 2.0 o 3.0, perfettamente retrocompatibili con la versione 1.1, e dotate di una banda passante rispettivamente di 480 Mbit/s e di 4,8 Gbit/s.

È da precisare però che la velocità non dipende solo dall'interfaccia, ma anche dal tipo di memoria flash utilizzata, e dall'eventuale presenza di microchip dedicati all'interno della chiavetta stessa. Esistono a questo proposito in commercio alcune chiavette che contengono un piccolo microprocessore dedicato ad ottimizzare il processo di lettura/scrittura sulla memoria flash. Ovviamente la maggiore complessità di queste soluzioni relegano per il momento questi "bolidi" ad un mercato professionale di fascia alta con esigenze specifiche.

Per recuperare i dati infatti, oltre a dover estrarre i chip di memoria (operazione comunemente denominata chip-off), è necessario collegarli a sofisticatissime apparecchiature dette “nand reader” (in base al tipo di memoria) che leggono i dati memorizzati e li scaricano sul PC. Purtroppo però i dati non sono “in chiaro”, ma generalmente criptati o “mescolati” secondo un preciso algoritmo definito dal processore installato sulla schedina elettrica della chiavetta USB. 

Tali algoritmi, in alcuni casi, sono estremamente complicati da riconoscere ed occorre, grazie all’ausilio di particolari software di riconoscimento e di decriptazione, ricostruire e ricompattare i dati scaricati inizialmente e renderli “fruibili” e riconoscibili al sistema operativo.

Molto spesso occorrono diverse decine di ore di studio e lavoro applicato per riconoscere gli algoritmi di decriptazione.

 

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